sabato 13 aprile 2019

La democrazia alla sfida dei social network

Convegno organizzato da ASGI, Costituzione Beni Comuni e il Gruppo consiliare Milano in Comune. La Rete è il luogo in cui è possibile una manifestazione immediata di pensiero che, nelle sue forme virtuose di aggregazione, può disegnare un modello di democrazia diretta.
L’interazione rapida e spontanea consentita dai social network ha facilitato però in questi anni dinamiche di opinione non solo positive e di valore formativo e sociale ma anche diseducative, antidemocratiche e persino criminali, eleggendola a mezzo per manifestare “la verità del popolo”.
Per questo è importante porre l’attenzione sul modello di comunicazione di idee e iniziative più opportuno per sfruttare le potenzialità del Web, così da fornire un’informazione corretta e allo stesso tempo allineata alla velocità e flessibilità di messaggio oggi necessaria, estendendo gli spazi di democrazia e raggiungendo l’ampio pubblico che nella Rete cerca visibilità e confronto.
Con questo scopo è stato organizzato il Convegno.

Di seguito è possibile accedere gli atti disponibili.

APERTURA CONVEGNO


 Presentazione

Livio Neri, ASGI-(Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione)
Il convengo di oggi non tratterà in modo diretto di immigrazione, diritti dei migranti e di questioni giuridiche attinenti a questi temi.
Le migrazioni non rappresentano tuttavia un tema qualsiasi rispetto a ciò di cui oggi si parlerà, poiché è il tema su cui molti attori politici hanno fatto la propria fortuna.
L'hanno fatta molto velocemente ed a costo zero, riuscendo a ottenere una facile fortuna elettorale ed un facile consenso, grazie anche a una efficace strategia comunicativa. Oggi ci vogliamo interrogare sul senso di questo tipo di comunicazione spregiudicata ma molto efficace e riflettere sulla possibilità di un altro tipo di comunicazione, possibilmente non meno efficace, che eviti la nemicalizzazione dell’immigrato perché questo è un processo che nel medio periodo è destinato a danneggiare la società stessa che lo esercita.

 Saluto

Basilio Rizzo, Capogruppo in Consiglio Comunale della lista Milano in Comune
Esiste un conflitto all'interno dei nuovi strumenti di comunicazione perché anziché unire spesso isolano. Una volta, quando si utilizzavano i mezzi pubblici di trasporto spesso si comunicava con la persone che ci era vicina oggi invece ognuno è da solo con il proprio smartphone. C'è una oggettiva difficoltà a comunicare. Diventa allora vitale trovare il modo per far sì che questi strumenti che spesso ci isolano e ci mettono gli uni contro gli altri, diventino invece strumenti che uniscono.

PRIMA SESSIONE: La comunicazione politica, oggi


Coordina Enzo Mingione, Docente di Sociologia presso l’Università di Milano Bicocca

 L’opinione pubblica italiana di fronte all’immigrazione

Cecilia Pennati, Ricercatrice IPSOS
Qual è l'atteggiamento degli italiani nei confronti dell'immigrazione?
Qual è l'opinione che se ne ha, anche in relazione al tema dell'identità nazionale?
Lo studio realizzato da Ipsos commissionato da The Social Change Initiative in partnership con More in Common, esamina il dibattito politico nazionale, le dinamiche dell’opinione pubblica e la risposta della società civile sulla questione migranti.
Una ricerca sugli atteggiamenti verso l’identità nazionale, l’immigrazione e i rifugiati nel nostro Paese che sfida le “narrative” del fenomeno migratorio diffuse da alcuni leader politici e da vari media.

 La trasformazione della comunicazione politica nell’era dei social network

Roberto Biorcio, Docente di Scienza politica presso l’Università di Milano-Bicocca
Nuove tecnologie e social network hanno sicuramente influenzato la politica e il modo di fare politica. Lo hanno fatto spesso in modo negativo fomentando campagne di ostilità e paure verso determinate categorie, principalmente gli stranieri. L’invito è invece quello di ripensare l'uso e le modalità di intervento di queste nuove forme di comunicazione digitale per dare maggiore peso e visibilità ai contenuti che riguardano i temi classici della sinistra. La grande sfida è mettere nella comunicazione i temi della giustizia sociale e la concretezza di temi e campagne per ridurre le diseguaglianze.

 Forme e contenuti dell’azione politica nella crisi dell’agire comunicativo dei movimenti collettivi per la giustizia sociale

Tommaso Vitale, Sciences Po, CEE Centre d’études européennes et de politique comparée
Se la domanda che emerge soprattutto nelle classi popolari e nei ceti medi è una domanda che attiene i grandi temi della protezione e che guarda con rabbia a un eccesso di diseguaglianza, nella sostanza della strategia comunicativa centro sinistra e sinistra hanno invece pensato che sulla protezione sociale non si vincessero le elezioni. La destra ha invece portato i temi della questione sociale, sia essa concernenti il lavoro o la condizione di welfare, al cuore della sua agenda comunicativa.
E' possibile riprendere delle strategie attente alle dinamiche di interazione famiglie e social media dentro un quadro che si fa vanto della redistribuzione e che vuole costruire livelli di solidarietà sovranazionale?

 Verso il partito digitale?

Stefano Draghi, Docente di Nuove Tecnologie Digitali, Università IULM
Negli ultimi cinquant’anni molte cose sono state automatizzate, pensiamo che la politica sia al riparo da questo processo?
Dove la società di massa industriale ha creato i partiti di massa, dove la società dei media ha creato il partito dei leader in televisione, la società digitale dovrebbe creare i partiti digitali. E la sinistra, anche se fa molta fatica ad adeguarsi allo sviluppo tecnologico deve mettersi in questa avventura perché è fondamentale che stia là dove il capitalismo produce le nuove forme di se stesso, quindi là dove il capitalismo delle piattaforme si sta impossessando della vita di tutta l'umanità per produrre le nuove forme di ricchezza e di potere.

 Il web come strumento di democrazia - Egemonie culturali e partiti piattaforma

Rosa Fioravante, Teaching assistant Università LUISS
La comunicazione politica può essere intesa semplicemente come un mezzo di propaganda, come un modo per arrivare ai cittadini e per portare avanti, polarizzando il dibattito, le proprie visioni o può essere invece intesa come una parte sostanziosa e sostanziale di ciò che significa fare egemonia culturale. Questo vale per l'Italia ma non solo. Oggi, molto più che nel passato, il tema dell'egemonia culturale lo si declina rispetto alla discussione sui social network e a quella dei partiti piattaforma, perché, soprattutto a sinistra e nel centro-sinistra, abbiamo un problema di adesione a quelle che sono oggi le forme di società tanto nelle forme di produzione che nella vita quotidiana delle persone.

Seconda sessione: Da Bolsonaro ai Gilet gialli


 Da Bolsonaro ai Gilet gialli

Coordina Vittorio Agnoletto, Docente di Globalizzazione e politiche della salute, Università degli Studi di Milano
La diffusione dei contenuti informativi attraverso internet ha comportato una trasformazione sia nei modelli di consumo delle notizie, sia nei processi di produzione e distribuzione dell’informazione di vario genere in relazione ai quali le piattaforme online assumo un ruolo sempre più rilevante.
Queste trasformazioni oltre a poter inficiare sulla qualità dell’informazione online, contribuiscono a creare un ambiente favorevole per la produzione e distribuzione di fake news e/o di prodotti informativi di scarsa qualità; inoltre i meccanismi automatici di presentazione delle notizie all’interno delle piattaforme, unite alle azioni condotte dagli utenti, facilitano la propagazione in modo virale dei contenuti di disinformazione

 La propaganda del 21° secolo e gli algoritmi di persuasione

Matteo G.P. Flora, Esperto di Propaganda Digitale, docente IED
È possibile programmare le persone? E, se sì, come?
Anche gli esseri umani sono programmabili e come nella programmazione di computer vi sono i bug, allo stesso modo è possibile programmare esseri umani e avere gli stessi errori, che chiamiamo appunto Bias cognitivi. Vi è una sola differenza sostanziale: programmare esseri umani è molto più semplice rispetto a programmare i computer.
Non è programmabile il singolo essere umano, ovviamente, ma lo diventa quando lo si vede come parte di un contesto estremamente ampio, in quanto è possibile manipolare la sua opinione oppure quella delle persone intorno a lui le quali, a loro volta, lo convinceranno di qualcosa.


 Robots e Cyborgs: come ti manipolo l’opinione pubblica

Matteo Boschini, Esperto di Cybersecurity
Come si programmano i social media? Come nascono le fake news? Com'è fatta una fake news? Se impariamo a smontarle riusciamo a capire cosa c'è dietro perché siamo di fronte a un fenomeno più ampio di disinformazione che va ben oltre il semplice termine di “notizie false.
Spesso i media online invece di comportarsi come fonti informative affidabili promuovono la disinformazione e i siti di news dedicano molto più tempo e risorse a diffondere informazioni discutibili e spesso false, di quanti ne impieghino a verificare e/o smontare contenuti virali e voci diffuse su internet.

Conclusioni

Piero Basso, Costituzione Beni Comuni

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